Introduzione

Negli ultimi anni si è parlato sempre più spesso dell’ormone anti-Mülleriano (AMH) come uno degli indicatori principali della riserva ovarica femminile, ovvero della quantità di ovociti ancora disponibili nelle ovaie.1 Per molte donne che desiderano una gravidanza, conoscere i propri livelli di ormone AMH può offrire maggiore consapevolezza e chiarezza; per altre, invece, può diventare motivo di ansia, soprattutto quando i valori risultano inferiori alle aspettative.

Che cos’è l’ormone anti-Mülleriano?

L’AMH è un ormone prodotto dalle cellule dei follicoli ovarici in fase iniziale: si tratta, cioè, di un ormone prodotto quando i follicoli non sono ancora maturi e fanno parte della cosiddetta “riserva ovarica”. L’AMH è presente nel sangue della donna fin dalla pubertà e decresce progressivamente con l’età, fino a diventare quasi assente dopo la menopausa.2
A differenza di altri ormoni come il follicolo-stimolante (FSH), il luteinizzante (LH) e l’estradiolo, l’AMH ha il vantaggio di non variare significativamente durante il ciclo mestruale, rendendolo un indicatore stabile e affidabile della quantità di follicoli ancora attivi nell’ovaio. Per questo motivo, negli ultimi anni è diventato uno dei principali marcatori utilizzati per valutare la riserva ovarica nelle donne che desiderano concepire.3

Come si misura l’AMH

La misurazione dell’AMH avviene tramite un semplice prelievo di sangue, che può essere effettuato in qualsiasi giorno del ciclo mestruale.3 I risultati vengono generalmente espressi in nanogrammi per millilitro (ng/ml) o picomoli per litro (pmol/L), e vengono interpretati in relazione all’età della paziente.4
Non esistono valori “assoluti” validi per tutte le donne, ma in linea generale:3,4

  • Valori superiori a 3,5 ng/ml possono indicare una riserva ovarica ottimale o condizioni cliniche particolari come la sindrome dell’ovaio policistico o un maggior rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica;
  • Valori inferiori a 1 ng/ml suggeriscono una riserva ovarica ridotta;
  • Valori inferiori a 0,5 ng/ml sono generalmente associati ad una riduzione significativa della possibilità di concepire in modo naturale.

L’AMH è un indicatore della fertilità?

Questa è una delle domande più frequenti. La risposta è: in parte sì, ma con molte sfumature.
L’ormone AMH fornisce informazioni utili sulla quantità di ovociti ancora presenti nell’ovaio, ma non dice nulla sulla qualità di quegli ovociti.2-4 Questo punto è fondamentale, soprattutto perché la qualità ovocitaria è strettamente legata all’età della donna, e rappresenta un elemento cruciale per il successo della gravidanza.
In altre parole, una donna giovane con AMH basso può avere ovociti di buona qualità e quindi buone possibilità di concepimento, mentre una donna di 40 anni con AMH alto potrebbe avere una riserva ovarica buona, ma ovociti di scarsa qualità e quindi ridotte probabilità di gravidanza.
Cosa ci dice davvero l’AMH?

  • L’AMH non è un test di fertilità assoluto;2
  • Non può prevedere con certezza se una donna avrà una gravidanza in modo naturale;2
  • Può dare indicazioni sulla risposta ovarica a stimolazioni ormonali (procreazione medicalmente assistita, PMA);2
  • È utile per personalizzare i protocolli di stimolazione ovarica nella fecondazione assistita;2-4
  • Può aiutare a identificare donne a rischio di menopausa precoce.2

AMH e probabilità di concepimento naturale

Molti studi hanno cercato di chiarire il legame tra AMH e fertilità naturale. I risultati mostrano che, sebbene un AMH molto basso sia correlato ad una ridotta probabilità di concepimento, non esiste un valore soglia sotto il quale la gravidanza naturale sia impossibile.4
Ad esempio, uno studio pubblicato nel 2017 ha osservato che donne con livelli di bassi di AMH (<0,7 ng/ml) avevano comunque tassi di gravidanza significativi entro 12 mesi di tentativi. Questo dimostra che l’AMH da solo non può essere usato per escludere la possibilità di concepire senza trattamenti medici.5

AMH e tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA)

Nel contesto della PMA, il valore dell’AMH assume un significato più importante. In particolare, è uno dei parametri più utilizzati per prevedere:2

  • La risposta ovarica alla stimolazione (ossia quanti ovociti probabilmente verranno recuperati);
  • Il rischio di iperstimolazione ovarica;
  • La possibilità di dover usare protocolli personalizzati per ottenere una risposta adeguata.

Numerosi studi hanno mostrato che esiste una correlazione positiva tra i valori di AMH e il numero di ovociti recuperati durante una procedura di fecondazione in vitro. Tuttavia, la correlazione tra AMH e tasso di gravidanza clinica non è così diretta, poiché entrano in gioco altri fattori come età, qualità ovocitaria, fattori uterini e qualità degli spermatozoi.2,4

AMH ed età riproduttiva

Uno dei ruoli più importanti dell’AMH è quello di aiutare a comprendere in anticipo l’eventuale riduzione precoce della riserva ovarica, anche in donne giovani.3 Questo può essere cruciale, ad esempio, per:3,4

  • Donne che desiderano posticipare la maternità (ad esempio per motivi professionali);
  • Donne con storia familiare di menopausa precoce;
  • Pazienti oncologiche che devono affrontare terapie tossiche per l’apparato riproduttivo (chemioterapia e radioterapia).

In questi casi, conoscere i propri livelli di AMH può aiutare a programmare un percorso riproduttivo consapevole, che potrebbe includere il congelamento degli ovociti in età più giovane e prima di eventuali terapie al fine di preservare la fertilità.

Limiti dell’AMH

Nonostante l’utilità dell’AMH, è fondamentale non sopravvalutare questo esame. Di seguito alcuni limiti dell’AMH:4

  • Non fornisce informazioni sulla qualità ovocitaria;
  • Può variare leggermente tra un laboratorio e l’altro a causa di differenza nei metodi di analisi;
  • Non predice con certezza l’età della menopausa, anche se può darne un’indicazione;
  • Non è un test diagnostico per tutte le cause di infertilità (es. tube chiuse, endometriosi, infertilità maschile, ecc.).

Quando fare il test AMH?

È utile considerare il dosaggio dell’AMH in alcuni contesti specifici:

  • Dopo i 35 anni, se si sta cercando una gravidanza da più di 6-12 mesi;
  • Prima di iniziare un percorso di PMA;
  • In presenza di cicli mestruali irregolari;
  • Se ci sono stati precedenti interventi chirurgici all’ovaio;
  • Se si ha familiarità per menopausa precoce;
  • In caso di endometriosi o altre patologie ovariche.

Conclusioni

Introduzione

Negli ultimi anni si è parlato sempre più spesso dell’ormone anti-Mülleriano (AMH) come uno degli indicatori principali della riserva ovarica femminile, ovvero della quantità di ovociti ancora disponibili nelle ovaie.1 Per molte donne che desiderano una gravidanza, conoscere i propri livelli di ormone AMH può offrire maggiore consapevolezza e chiarezza; per altre, invece, può diventare motivo di ansia, soprattutto quando i valori risultano inferiori alle aspettative.

Che cos’è l’ormone anti-Mülleriano?

L’AMH è un ormone prodotto dalle cellule dei follicoli ovarici in fase iniziale: si tratta, cioè, di un ormone prodotto quando i follicoli non sono ancora maturi e fanno parte della cosiddetta “riserva ovarica”. L’AMH è presente nel sangue della donna fin dalla pubertà e decresce progressivamente con l’età, fino a diventare quasi assente dopo la menopausa.2
A differenza di altri ormoni come il follicolo-stimolante (FSH), il luteinizzante (LH) e l’estradiolo, l’AMH ha il vantaggio di non variare significativamente durante il ciclo mestruale, rendendolo un indicatore stabile e affidabile della quantità di follicoli ancora attivi nell’ovaio. Per questo motivo, negli ultimi anni è diventato uno dei principali marcatori utilizzati per valutare la riserva ovarica nelle donne che desiderano concepire.3

Come si misura l’AMH

La misurazione dell’AMH avviene tramite un semplice prelievo di sangue, che può essere effettuato in qualsiasi giorno del ciclo mestruale.3 I risultati vengono generalmente espressi in nanogrammi per millilitro (ng/ml) o picomoli per litro (pmol/L), e vengono interpretati in relazione all’età della paziente.4
Non esistono valori “assoluti” validi per tutte le donne, ma in linea generale:3,4

  • Valori superiori a 3,5 ng/ml possono indicare una riserva ovarica ottimale o condizioni cliniche particolari come la sindrome dell’ovaio policistico o un maggior rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica;
  • Valori inferiori a 1 ng/ml suggeriscono una riserva ovarica ridotta;
  • Valori inferiori a 0,5 ng/ml sono generalmente associati ad una riduzione significativa della possibilità di concepire in modo naturale.

L’AMH è un indicatore della fertilità?

Questa è una delle domande più frequenti. La risposta è: in parte sì, ma con molte sfumature.
L’ormone AMH fornisce informazioni utili sulla quantità di ovociti ancora presenti nell’ovaio, ma non dice nulla sulla qualità di quegli ovociti.2-4 Questo punto è fondamentale, soprattutto perché la qualità ovocitaria è strettamente legata all’età della donna, e rappresenta un elemento cruciale per il successo della gravidanza.
In altre parole, una donna giovane con AMH basso può avere ovociti di buona qualità e quindi buone possibilità di concepimento, mentre una donna di 40 anni con AMH alto potrebbe avere una riserva ovarica buona, ma ovociti di scarsa qualità e quindi ridotte probabilità di gravidanza.
Cosa ci dice davvero l’AMH?

  • L’AMH non è un test di fertilità assoluto;2
  • Non può prevedere con certezza se una donna avrà una gravidanza in modo naturale;2
  • Può dare indicazioni sulla risposta ovarica a stimolazioni ormonali (procreazione medicalmente assistita, PMA);2
  • È utile per personalizzare i protocolli di stimolazione ovarica nella fecondazione assistita;2-4
  • Può aiutare a identificare donne a rischio di menopausa precoce.2

AMH e probabilità di concepimento naturale

Molti studi hanno cercato di chiarire il legame tra AMH e fertilità naturale. I risultati mostrano che, sebbene un AMH molto basso sia correlato ad una ridotta probabilità di concepimento, non esiste un valore soglia sotto il quale la gravidanza naturale sia impossibile.4
Ad esempio, uno studio pubblicato nel 2017 ha osservato che donne con livelli di bassi di AMH (<0,7 ng/ml) avevano comunque tassi di gravidanza significativi entro 12 mesi di tentativi. Questo dimostra che l’AMH da solo non può essere usato per escludere la possibilità di concepire senza trattamenti medici.5

AMH e tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA)

Nel contesto della PMA, il valore dell’AMH assume un significato più importante. In particolare, è uno dei parametri più utilizzati per prevedere:2

  • La risposta ovarica alla stimolazione (ossia quanti ovociti probabilmente verranno recuperati);
  • Il rischio di iperstimolazione ovarica;
  • La possibilità di dover usare protocolli personalizzati per ottenere una risposta adeguata.

Numerosi studi hanno mostrato che esiste una correlazione positiva tra i valori di AMH e il numero di ovociti recuperati durante una procedura di fecondazione in vitro. Tuttavia, la correlazione tra AMH e tasso di gravidanza clinica non è così diretta, poiché entrano in gioco altri fattori come età, qualità ovocitaria, fattori uterini e qualità degli spermatozoi.2,4

AMH ed età riproduttiva

Uno dei ruoli più importanti dell’AMH è quello di aiutare a comprendere in anticipo l’eventuale riduzione precoce della riserva ovarica, anche in donne giovani.3 Questo può essere cruciale, ad esempio, per:3,4

  • Donne che desiderano posticipare la maternità (ad esempio per motivi professionali);
  • Donne con storia familiare di menopausa precoce;
  • Pazienti oncologiche che devono affrontare terapie tossiche per l’apparato riproduttivo (chemioterapia e radioterapia).

In questi casi, conoscere i propri livelli di AMH può aiutare a programmare un percorso riproduttivo consapevole, che potrebbe includere il congelamento degli ovociti in età più giovane e prima di eventuali terapie al fine di preservare la fertilità.

Limiti dell’AMH

Nonostante l’utilità dell’AMH, è fondamentale non sopravvalutare questo esame. Di seguito alcuni limiti dell’AMH:4

  • Non fornisce informazioni sulla qualità ovocitaria;
  • Può variare leggermente tra un laboratorio e l’altro a causa di differenza nei metodi di analisi;
  • Non predice con certezza l’età della menopausa, anche se può darne un’indicazione;
  • Non è un test diagnostico per tutte le cause di infertilità (es. tube chiuse, endometriosi, infertilità maschile, ecc.).

Quando fare il test AMH?

È utile considerare il dosaggio dell’AMH in alcuni contesti specifici:

  • Dopo i 35 anni, se si sta cercando una gravidanza da più di 6-12 mesi;
  • Prima di iniziare un percorso di PMA;
  • In presenza di cicli mestruali irregolari;
  • Se ci sono stati precedenti interventi chirurgici all’ovaio;
  • Se si ha familiarità per menopausa precoce;
  • In caso di endometriosi o altre patologie ovariche.

Conclusioni

L’ormone AMH è un indicatore prezioso per valutare la riserva ovarica, ma va sempre interpretato nel contesto clinico completo della paziente.1 Non è un oracolo della fertilità né un test definitivo per sapere se si potranno avere figli.6 Deve essere integrato con altri esami (ecografia, dosaggi ormonali, valutazione del partner maschile) e discusso con un esperto in medicina della riproduzione.
Informarsi sui propri livelli di AMH può aiutare le donne a prendere decisioni più consapevoli sul proprio futuro riproduttivo, ma è importante non farsi spaventare da valori bassi e non creare aspettative in caso di valori alti.